Buona Pasqua
- Avv. Massimo Cruciat
- 10 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
“Non è tanto ciò che ti accade, ma come reagisci a ciò che ti accade quello che conta”
Questo diceva il filosofo greco Epitteto 2000 anni fa.
Facciamo tesoro di questa lezione.

Pasqua è speranza, rinascita.
Soprattutto quest'anno.
Determinante sarà la nostra capacità di analisi, la volontà, il nostro essere resilienti si direbbe oggi, come già allora suggeriva Epitteto.
L'emergenza Coronavirus ha sconvolto le nostre vite.
Purtroppo, è un fatto tragico con cui dobbiamo fare i conti e che ci deve portare a reagire nel modo giusto.
Il Governo italiano ci viene in aiuto con il Decreto Liquidità.
In realtà, dovremmo rinominarlo Decreto Garanzie.
Soldi promessi, tanti, tantissimi.
Ma intendiamoci bene, perchè, stando alle discussioni di queste ore, si rischia di equivocare.
I soldi di cui parliamo sono prestiti delle banche.
Non contributi a fondo perduto dello Stato, non soldi regalati.
Oggi ci vengono dati (oggi si fa per dire, saranno nei conti delle nostre imprese tra mesi, quando andrà bene) e, poi, dovremo restituirli alle banche, e pure con gli interessi.
Dunque, l'aiuto che ci viene concesso è quello di fare ... nuovi debiti!
In altri paesi, lo Stato è intervenuto con soldi veri, contributi affluiti in poche ore sui conti correnti dei cittadini che ne hanno fatto richiesta.
Da noi no.
Per l'emergenza sanitaria ci hanno fatto chiudere le aziende, ci hanno messo agli arresti domiciliari, e con questo blocco ci hanno creato, e ci stanno creando, enormi difficoltà e ora per uscirne ci propongono di …. indebitarci.
È giusto?
Ognuno potrà dare la sua risposta.
Ma il punto è un altro.
Se quello che ci viene proposto sono soldi a prestito cioè nuovi debiti, dobbiamo farci una domanda fondamentale.
Per noi, per la nostra azienda, questi finanziamenti sono la soluzione adatta?
Se, conti alla mano, la risposta è sì, prendiamoli subito.
Se la risposta è no, lasciamoli dove sono!
Se la risposta è no, pensiamo ad altre soluzioni.
Gli strumenti ci sono.
Se siamo malati gravi, non basta un'aspirina.
Occorre un rimedio forte, un antibiotico o addirittura un intervento chirurgico.
In certi casi per salvare la vita, occorre amputare un braccio o una gamba.
Mi rendo conto della crudezza di queste parole, sopratutto oggi nei giorni di Pasqua.
Ma non possiamo non pensare, ragionare e scegliere, soprattutto oggi.
Non possiamo permetterci il lusso di rinviare la decisione e, tanto meno, di sbagliare cura.
Fuori di metafora, i rimedi, anche drastici, ci sono.
Si chiamano legge fallimentare e legge 3/2012 sul sovraindebitamento.
Questo maledetto Coronavirus ha sconvolto l’economia e, prima ancora, la vita di tutti i giorni.
Oltre ad aver subito ingenti perdite generate nel periodo di chiusura forzata (che, ripeto, non ci verranno indennizzate dallo Stato), il punto è che il virus maledetto potrebbe aver sconvolto il nostro business in modo permanente.
Almeno fino a quando non arriverà il vaccino (ma forse anche dopo) - e si parla di 6 mesi, ma più verosimilmente 12 o 18 - la nostra vita sarà molto diversa da prima.
Distanziamento sociale (il metro dagli altri) e mascherine e, soprattutto, paura di ammalarci e morire, cambieranno per sempre le nostre abitudini.
Soprattutto le attività che comportavano un contatto ravvicinato tra le persone, bar, ristoranti, alberghi, ma anche teatri, cinema, stadi, ecc., vedranno compromessi i loro fatturati. Ma anche tutte le attività collegate, come i trasporti, il mondo dell'auto, ecc..
Senza clienti non si va da nessuna parte.
E i nuovi finanziamenti da soli non li portano di certo.
Allora per queste imprese, ma in generale per tutte, questo momento deve essere l’occasione l'occasione per ripensare, riprogettare, rilanciare l'attività in modo disincantato.
Questa è la vera sfida, qui si misura la resilienza.
Andare avanti con gli stessi prodotti / servizi? Con l'attuale organizzazione produttiva? Con l'obiettivo di dare seguito a tutti gli impegni assunti e anche quelli nuovi che oggi ci propongono di assumere con i nuovi prestiti?
La pausa forzata deve stimolare queste domande, la Pasqua e questi giorni di riflessione e speranza devono indurre questi pensieri, perchè dopo non sarà più come prima.
L’umanità è stata sempre resiliente, ha sempre progredito e si è sviluppata e risollevata anche dalle catastrofi più sconvolgenti, sciagure naturali, crisi finanziarie, guerre.
Se le perone e le imprese - soprattutto quelle piccole e piccolissime, gli artigiani, i commercianti, ecc. - faranno i conti con la realtà, la capiranno a fondo e la plasmeranno senza subirla, se saranno forti d'animo e lungimiranti, anche davanti al maledetto virus si sapranno risollevare.
Ecco, il mio augurio è di essere persone consapevoli e di scegliere noi il nostro futuro.
Buona Pasqua



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