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Codice della crisi contro Coronavirus

  • Immagine del redattore: Avv. Massimo Cruciat
    Avv. Massimo Cruciat
  • 15 apr 2020
  • Tempo di lettura: 3 min


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Il nuovo Codice della crisi è il miglior antidoto alla crisi economica causata dal Coronavirus. Facciamolo decollare ad agosto 2020!


Il rinvio dell'entrata in vigore del Codice della crisi portato dal Decreto Liquidità è stato salutato dai più come opportuno. Anzi necessario!

A fronte del coro dei fautori del rinvio, si registrano pochissime voci dissonanti.

Una molto autorevole. Quella di Renato Rordorf, da leggere con attenzione.

Per il padre della riforma della legge fallimentare, proprio in questa emergenza economica da Coronavirus la nuova normativa sarebbe del tutto utile.

Non sono le nuove disposizioni giuridiche penalizzanti, è la realtà economica ad essere tragicamente compromessa dalla tempesta del virus.

Come non essere d'accordo!?

Si studia una riforma del diritto concorsuale per creare finalmente un corpo organico, dopo lunga gestazione viene approvata, per metabolizzare meglio il salto culturale (concretizzato nell'istituto dell’allerta e della composizione assistita e negli assetti organizzativi dell'imprenditore) si prevede di differire l'entrata in vigore di un anno e mezzo ... e ora si dice no, adesso non è il momento!

I motivi?

Siamo in piena emergenza pandemica, con il rischio che tante, tantissime imprese, siano spazzate via dagli effetti del contagio, e, poi, non siamo pronti, la macchina organizzativa non potrebbe reggere, con gli addetti ai lavori in difficoltà nell'applicare le nuove norme!


Ma come!?

Se le nuove norme sono buone, vanno introdotte adesso, proprio adesso.


Non c'è rischio generalizzato di insolvenza / liquidazione che tenga!

La nuova normativa con maggiore facilità porterà a individuare le imprese da salvare, aiutandole in questo delicato percorso (questo è, almeno, il senso più profondo della riforma), tanto più in questo frangente, e a liquidare quelle che purtroppo non hanno prospettive di risanamento, velocizzando semmai il ritorno in bonis dei debitori con un'esdebitazione ancor più semplificata.

Non è lo strumento il problema, ma la realtà su cui interviene.

Purtroppo se un'impresa è insolvente, quale che sia la causa (anche oggettiva e incolpevole, come la pandemia), deve essere liquidata. Se ci sono, invece, i presupposti per il suo rilancio, va salvata.


Non c'è deficit organizzativo che tenga!

Per far fronte all'emergenza sanitaria, ci si è tirati su le maniche e in breve si sono costruiti ospedali, si sono reclutati medici e infermieri, si sono prodotti dispositivi di protezione, ecc.. Tanto si è fatto e si sta facendo.

L'emergenza economica altrettanta velocità dovrebbe imprimere in modo da allestire / riorganizzare le infrastrutture (Camere di commercio, OCRI, OCC, Tribunali, ecc.) destinate a gestire il virus della crisi economica.

Gli addetti ai lavori, anziché improvvisarsi sostenitori del rinvio (tra cui, spiace doverlo dire, la quasi generalità degli avvocati e commercialisti), faranno uno sforzo ermeneutico in più, di certo poca cosa rispetto al costo enorme che si vorrebbe far pagare a chi della mancata riforma non potrebbe più giovarsi.


E' ancora possibile che in sede di conversione del DL 23 si decida di confermare l'entrata in vigore del nuovo Codice.

Questo potrebbe essere, forse, l'auspicio odierno di Rordorf, se avesse pubblicato il suo pregevole commento dopo aver appreso del rinvio al settembre 2021.

E', in ogni caso, il più modesto auspicio di chi scrive.


Di certo nessun rinvio dovrebbe essere confermato per le norme sul sovraindebitamento.

Nessuna delle ragioni (deboli) portate dai sostenitori del rinvio del Codice nel suo complesso è adeguata rispetto alla parte relativa alla disciplina che protegge gli imprenditori non fallibili e i consumatori.

Dall'applicazione nel termine previsto del prossimo 15 agosto delle nuove norme a tutela del sovraindebitato ne trarrebbe immediato vantaggio una miriade di piccoli e piccolissimi imprenditori e il ceto sterminato dei debitori civili, che potrebbero contare su disposizioni più consone alla gestione della devastante crisi che il Coronavirus cuaserà nel nostro paese.

Dunque a meno di non pensare con l'autorevole padre della riforma “che queste istanze di rinvio sottintendano un certo scetticismo, se non proprio una netta ostilità, nei confronti del nuovo codice”, l'introduzione nei tempi previsti almeno della nuova disciplina sul sovraindebitamento sarebbe auspicabile per non bloccare il progresso del paese e comunque per agevolare le chances di ripartenza dei più deboli.

Se la crisi finanziaria del 2008 ha condotto l'Italia, buona ultima in Europa, alla legge 3/2012 e se ad oggi quest'ultima non ha avuto la larga applicazione auspicata per alcune criticità della legge stessa e altri noti fattori, ora con l'attuale crisi economica, ancora più devastante, che colpirà l'Italia da qui ai prossimi anni, sarebbe il caso di intervenire tempestivamente con norme più rispondenti ai bisogni dei singoli sovraindebitati e dell'economia italiana nel suo complesso.

 
 
 

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