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Legge 3/2012 la bella addormentata

  • Immagine del redattore: Avv. Massimo Cruciat
    Avv. Massimo Cruciat
  • 29 apr 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

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In tempo di Coronavirus non passa giorno senza imbattersi - sui quotidiani, in televisione o navigando in Internet - nel contributo di tal studioso o di talaltro esperto, pronti tutti a darci la ricetta giusta per uscire da questa terribile crisi.

Si tratta, per lo più, di proposte di modifica dell'attuale normativa sulle procedure di insolvenza.

Tutte hanno dignità di essere esposte e discusse, tutte sono apprezzabili perchè animate dall'intento, alto e nobile, di voler migliorare le norme che presiedono alla regolazione della crisi d'impresa.

La pandemia porterà – sta già portando – le imprese del nostro Paese sull'orlo del fallimento e, anzi, tante al fallimento purtroppo ci arriveranno, stando alle previsioni anche più ottimistiche.

E allora come evitare la catastrofe? Come salvare il tessuto imprenditoriale italiano che è stato costretto a fermarsi per il blocco imposto a tutela della salute?

Secondo questi esperti opinionisti, riformando, modificando, innovando le nostre leggi, per renderle più efficienti, più adatte alla drammaticità del momento.

C'è un però.

Il tempo, che non c'è.

La crisi non aspetta. Tanto meno aspetta nuove leggi.

Ma, poi, siamo proprio sicuri che ce ne sia veramente necessità?

L'Italia è famosa per essere uno dei paesi a maggior produzione normativa del mondo.

Leggi, tante, tantissime, una dietro l'altra.

Tanto da rendere difficile la vita anche agli addetti ai lavori, giudici e avvocati, costretti a interpretare norme molto spesso complicate e oscure.

Fa sorridere che proprio nel campo della crisi di impresa ci sia una legge, il Codice della Crisi di impresa, che, dopo essere stato faticosamente approvato (un evento epocale se si pensa che va a riformare la legge fallimentare del 1942), avrebbe dovuto entrare in vigore ad agosto 2020 e, invece, ora, a causa della crisi da Covid 19, il Decreto Liquidità lo ha rinviato a settembre 2021 (come si fa per gli studenti impreparati!). Facciamo insomma anche norme che poi non applichiamo.

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Per fortuna sui mezzi di informazione ogni tanto appare anche qualche notizia sensata.

E' di lunedì 27 aprile la più recente.

Sul Sole 24 Ore è stato pubblicato un articolo che dà il giusto spazio e riconoscimento alla legge 3/2012 sul sovraindebitamento.

Questa “leggina”, poco conosciuta e molto bistrattata, è definita, a ragione, come una “chance che, soprattutto oggi, è bene considerare e conoscere, viste le difficoltà economiche causate dall’emergenza coronavirus, perché può consentire a consumatori e piccole imprese di ripartire”.

E' proprio così, la legge 3/2012 - una legge attuale, in vigore e già utilizzata con successo da tanti - è la strada giusta per i piccoli imprenditori (attività che rischiano di non riaprire, finendo schiacciate dai debiti) e i privati cittadini (lavoratori che perderanno il posto di lavoro, pure finendo nei guai) per uscire dalla crisi, sistemare i loro debiti e ripartire, con evidente vantaggio per i singoli, ma anche per il Paese nel suo insieme.

Un risposta anche contro il rischio usura, che nei momenti di crisi si fa più forte, e - va detto - anche contro il pericolo, purtroppo già concretizzatosi in passato, di persone disperate al punto da togliersi la vita (tanto che la legge 3/2012 è nota anche come “legge antisuicidi”).

Più che fare nuove leggi, applichiamo quelle esistenti!

Facciamo in modo che la legge 3/2012 non rimanga la bella addormentata che di fatto fino ad oggi è stata. All'estero normative analoghe hanno avuto una diffusione molto maggiore.

Se uno sforzo è da fare è, dunque, in termini di divulgazione della legge 3/2012. Far conoscere questa importante disciplina di tutela delle forze produttive più deboli – piccole imprese e lavoratori – è la vera scommessa in questo periodo di emergenza da Coronavirus.

Usiamo al meglio gli strumenti esistenti.

Vogliamo, allora, svegliare la bella addormentata!?


Se, poi, non siamo proprio in grado di frenare il nostro impulso normativo, bene, diamogli sfogo, ma nella direzione utile.

Il Codice della Crisi di impresa, che, come detto, è rinviato a settembre 2021, contiene anche alcune norme che modificano la legge 3/2012, ampliando la possibilità di accesso alle procedure (percorso per la famiglia e procedura per i non abbienti) e rendendo più fluida, automatizzandola, la possibilità di esdebitazione in caso di liquidazione.

Che potrebbero fare studiosi ed esperti?

Chiedere a gran voce che in sede di conversione in legge del Decreto Liquidità venga confermata l'entrata in vigore delle norme sul sovraindebitamento ad agosto 2020. Di grande utilità sarebbe l'upgrade della legge 3/2012 in un contesto come quello attuale di lotta all'emergenza economica. Pochi aggiustamenti ormai codificati da introdurre e rendere operativi subito.

Gli esperti, che oggi si producono in proposte di innovazioni legislative talvolta fantasiose e comunque di non immediata realizzazione, potrebbero semmai cercare di migliorare ulteriormente la disciplina codicistica con proposte di modifica che rapidamente potrebbero essere inserite in un corpo normativo ormai conosciuto e pronto all'uso.


E ancora.

La crisi, con i numeri enormi che si prevedono, si combatte non solo applicando le norme esistenti (legge 3/2012) o rendendo applicabili quelle già approvate e pronte ad operare (Codice della Crisi), senza necessità di farne di nuove, ma anche organizzando i Tribunali e gli Organismi di Composizione della Crisi, che quelle norme devono poi in concreto applicare.

Se, come da tutti è pronosticato, uffici e cancellerie saranno invase da nuove procedure sarà importante essere pronti (uomini e mezzi implementati all'occorrenza), così da gestire questo straordinario carico di lavoro in modo rapido ed efficiente, perchè, tanto più in epoca di crisi, il tempo è una variabile fondamentale e la giustizia è veramente tale solo se interviene rapidamente.

 
 
 

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