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Lo Stato contro il coronavirus

  • Immagine del redattore: Avv. Massimo Cruciat
    Avv. Massimo Cruciat
  • 31 mar 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

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Da qualche giorno sentiamo in televisione e sui giornali la voce di chi dice di riaprire. Se continuasse la chiusura, i danni economici sarebbero incalcolabili.

Quindi addio “iorestoacasa”?!

Non scherziamo.

Scienziati e studiosi ci hanno raccomandato e poi lo Stato ci ha imposto di rimanere a casa perchè questa era la misura necessaria per contenere la diffusione del contagio.

Non siamo nemmeno arrivati al picco dell'epidemia, ancora oggi si muore a centinaia e ci si ammala a migliaia, e qualcuno ha il coraggio di dire “basta”: tutti fuori perchè altrimenti l'economia ne risentirà.

L'economia di certo ne risentirà e in modo pesantissimo.

Ne usciremo con le ossa rotte, purtroppo questo è il costo dell'epidemia.

Ma non è la scoperta di qualche raffinato pensatore di fine marzo 2020.

E' l'amara realtà che tutti conosciamo da almeno 2 mesi, uno scenario quello delle conseguenze catastrofiche dell'emergenza sanitaria che nel corso delle settimane si è, semmai, chiarito con sempre maggior certezza e drammaticità.

Ma la soluzione non è togliere il blocco!

Il blocco non è la causa della crisi economica, è la soluzione della crisi sanitaria.

Sarebbe pura follia pensare di contenere i danni facendo uscire le persone ora.

Allora, che fare se il blocco deve rimanere e i danni economici saranno una conseguenza inevitabile?


Condivido quello che hanno detto due autorevoli personalità.


Fabio Sabatini, professore di Politica Economica alla Sapienza Università di Roma, suggerisce di imitare i paesi che sono riusciti a frenare l’epidemia. Tecnologia e dati sono gli strumenti che li hanno aiutati in questo.

Invito tutti a leggere il suo intervento intervista fabio sabatini.

Test kit per il coronavirus e tracciamento dei positivi.

La Corea ha messo in piedi queste misure immediatamente e ha avuto un altrettanto immediato riscontro.

Produzione massiccia di test kit, creazione di mini-ambulatori mobili a forma di cabina telefonica per il loro ritiro in sicurezza e per le analisi apertura di centinaia di nuovi laboratori (distaccati dalle strutture sanitarie sempre per motivi di prevenzione).

Realizzazione di una app da scaricare sullo smartphone, che traccia i movimenti di chi è risultato positivo al test, in modo da risalire a tutti i suoi contatti e da avvertire i cittadini sulla presenza dei contagiati, in modo da creare una rete virtuale di protezione reciproca.


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Grazie a queste procedure, in Corea non hanno fatto nemmeno un giorno di blocco totale.

Da noi, di fronte a queste possibili soluzioni, ci si preoccupa dell'impatto sulla privacy?! E si studia, si creano commissioni, si costituiscono team di esperti ...

Di fronte alla rischio per la salute e ai morti non c'è privacy che tenga!

E non c'è tempo per studiare, occorre fare e subito, per evitare altri malati e altri morti.

Ne trarrà giovamento anche l'economia, perchè prima adotteremo queste tecnologie, prima potremo interrompere il blocco o, comunque, allentarlo in modo graduale e ragionato.

E' solo un esempio quello della Corea, per dire che non basta dire “torniamo al lavoro oggi”!

Non si può andare allo sbaraglio. Occorre una strategia per evitare che sia vanificato quanto fatto fino ad oggi e anche per poter vivere in futuro in modo sicuro. In Italia oggi non solo non abbiamo le tecnologie coreane, ma addirittura i pazienti con sintomi, evidentemente contagiosi, sono rimandati a casa senza essere testati!!

Il timore - ma è quasi una certezza - è che con questo maledetto virus bisognerà convivere almeno fino a quando non ci sarà il vaccino o comunque terapie veramente efficaci per curare chi si ammala.

Dunque, attrezziamoci per bene dal punto di vista sanitario e fino ad allora continuiamo a restare a casa.


Mario Draghi - non servono presentazioni - ha, invece, individuato la cura per le conseguenze del blocco da punto di vista economico.

L'ha delineata commentando l'attuale situazione in suo articolo di qualche giorno fa, che ha fatto molto scalpore e che pure vi invito a leggere articolo mario draghi.

Per Draghi dalle macerie della crisi di esce con la ricostruzione finanziata dallo Stato.

A causa del coronavirus e del blocco che giustamente è stato imposto per contenerlo dal punto di vista sanitario (e che come abbiamo detto per ora deve continuare), c'è il rischio che molte aziende, oggi fermate dallo stato per tutelare la salute di tutti, non riescano a riaprire, o possano farlo solo a ranghi ridotti, e si perdano, così, molti posti di lavoro, milioni di posti.

Una catastrofe per il singolo e la collettività, per la perdita di reddito che ne deriverà.

Draghi ha fissato i punti di quella che potrebbe essere la strada da seguire per fronteggiare questa situazione. Anzi, la strada da seguire obbligatoriamente e subito, a fronte del rischio depressione che stiamo correndo.

In un contesto di crisi così grave “causato dalle sofferenze umane per la pandemia e dalla chiusura forzosa delle attività economiche”, l'unico soggetto in grado di intervenire efficacemente è lo Stato: per Draghi “la nostra reazione dovrà far leva su un aumento significativo del debito pubblico” per coprire le perdite del settore privato.

Occorre una forte e immediata immissione di liquidità per garantire un reddito alle persone che l'hanno perso e proteggere l'occupazione e la capacità produttiva delle aziende.

Senza “lungaggini burocratiche”, le banche “sono in grado di creare liquidità all’istante, concedendo scoperti oppure agevolando le aperture di credito” e questi prestiti li devono concedere “rapidamente a costo zero alle aziende favorevoli a salvaguardare i posti di lavoro”, potendo contare sulla garanzia dello Stato.

Con la conclusione che la “cancellazione del debito” privato sarà, ad un certo punto, la misura estrema, di cui dovrà farsene carico sempre lo Stato, che deve “proteggere i cittadini e l’economia contro scossoni di cui il settore privato non ha alcuna colpa, e che non è in grado di assorbire”.

Proprio per l'assenza di colpa è giusto, anche moralmente, l'intervento statale in favore di chi, dopo aver tentato di resistere e andare avanti, non sarà in grado di pagare i debiti contratti per la ricostruzione.


Mio figlio ha diritto ad un futuro meraviglioso e solo se le scelte saranno fatte dalle persone giuste il futuro suo e di tutti noi sarà tale.

 
 
 

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