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Nuovo Codice della Crisi e dell'Insolvenza - CCI

  • Immagine del redattore: Avv. Massimo Cruciat
    Avv. Massimo Cruciat
  • 14 mar 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Della riforma introdotta dal d.lgs. 14/2019, si è parlato ieri in un interessante convegno a Milano.

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La riforma sarà pienamente operativa tra 18 mesi, ma già oggi è bene studiarla per le rilevanti novità e implicazioni che porterà con sè. In realtà, la riforma è già arrivata: il prossimo 16 marzo entrano in vigore le prima norme in materia di controlli societari gli stessi indici di rilevazione della crisi sono già oggi operativi, pur se il loro accertamento sarà rinviato all'agosto 2020.




In particolare, di grande utilità è stata la relazione della Presidente Alida Paluchowski, che ha illustrato il significato della riforma nel suo insieme.

La riforma non è solo riforma del diritto concorsuale, ma più ampiamente riforma del sistema delle attività economiche nel loro complesso. Per le novità che contiene, la riforma è, infatti, destinata a incidere profondamente sulle imprese: - sulla organizzazione - sui costi - sullo stesso rischio di impresa. Fare impresa diventa una... IMPRESA. Non basterà più essere imprenditori di successo. Non basterà avere una bella idea ed eseguirla bene. Non basterà organizzare una struttura produttiva adeguata. Non basterà vendere e fare profitti. Occorrerà di più! Sarà necessario anche strutturarsi per avere sotto controllo e monitorare costantemente il rischio di default. Il sistema dell'allerta a questo cambiamento porta. Quindi, soprattutto le piccole imprese dovranno evolvere, cambiare pelle. E ciò per sopportare i costi connessi a questa nuova visione di impresa, più strutturata e organizzata. Gestione corretta dell'attività e previsione della crisi diventano imperativi, a cui non ci si può sottrarre.

Oltre a imporre un nuovo modo di fare impresa e, dunque, a indicare nuovi modelli per le imprese future, la riforma farà anche pulizia tra le imprese esistenti.

Ci sono tante imprese oggi che “vivono” solo perchè non pagano tasse e contributi. Imprese che di fatto si finanziano con il “socio” Stato. Socio finanziario per taluni imprenditori molto importante, vitale appunto...

Ebbene, tutto questo non sarà più possibile! Se non per effetto dell'allerta interna, di certo con l’allerta pubblica l’Agenzia delle Entrate segnalerà queste imprese, che rapidamente saranno eliminate dal mercato.

A proposito di imprese che si finanziano con lo stato, un piccolo inciso ... divertente!

Qualche tempo fa, parlando con un commercialista al quale illustravo la legge 3/2012, mi ha detto: interessante, ma i miei clienti stanno tutti bene...

A qual punto l'ho incalzato, dicendo: quindi sono tutti in regola con il pagamento delle imposte e dei contributi?

E lui candidamente mi ha risposto: no, certo che no, ma devono pur vivere!

Ecco - se anche per voi, come per questo consulente, è normale il mancato pagamento dei debiti verso lo stato - sappiate che la “pacchia” è finita.

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La novità dei meccanismi di allerta si inserisce in una visione nuova del diritto concorsuale improntato a velocità (e maggiore controllo pubblico), sia nella fase di emersione della crisi, sia nella fase di soluzione della stessa, sia nella uscita dalla insolvenza con l'esdebitazione.

Dopo aver registrato il “fallimento” del fallimento (non è solo un gioco di parole), procedura che non consente di recuperare le imprese e nemmeno i soldi dei creditori, si è deciso in Europa di introdurre sistemi di allerta veloci e semplici. In Italia i meccanismi di allerta sono stati disciplinati con maggiore cautela, prevedendo la riservatezza della prima fase, cercando una adeguata rappresentatività dell’organismo e fissando indici di rilevazione della crisi non troppo facili/bassi (per non arrivare a scoprire che tutte le imprese sono in crisi). In concreto, il buon funzionamento del sistema di allerta dipenderà, poi, dalla struttura che in questi mesi sarà creata presso le Camere di Commercio.

Con la riforma si è data preferenza alle soluzioni negoziali e, nel loro ambito, alla continuità aziendale, valorizzando il peso economico delle imprese e guardando anche all’occupazione che le stesse assicurano, con sacrificio quindi delle soluzioni di mera liquidazione. Il concordato preventivo liquidatorio addirittura volevano eliminarlo. Poi è rimasto ma con vincoli importanti.

Se l’imprenditore in crisi non si attiverà lui per trovare una soluzione negoziale, di continuità o di liquidazione, sarà, poi, il sistema a fare pulizia, con la liquidazione giudiziale delle imprese insolventi e, occorre dire, col la riforma per il pm sarà molto più facile venire a conoscenza delle situazioni ormai irrecuperabili e prendere l'iniziativa. Se la crisi non può essere evitata o risolta in via consensuale, la liquidazione deve consentire nella logica del sistema di arrivare il prima possibile alla eliminazione delle imprese insolventi e, quindi, alla esdebitazione degli imprenditori meritevoli, in modo di dare loro una seconda chance. Come negli altri ordinamenti, l’imprenditore che è finito male ha diritto alla ripartenza e prima viene riammesso nel circuito produttivo, meglio è per lui e per la società nel suo insieme.


N.B.: La riforma ha interessato anche il sovraindebitamento.

Ne parlermeo in un prossimo post.


Ciao

 
 
 

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